Punk: ma sarà vera protesta?

Diverse testate (musicali e non) stanno celebrando l’ennesimo anniversario: i 30 anni del Punk. Cominciamo col dire che in tempi di vacche magre, qualunque ricorrenza è buona per fare un po’ di chiasso. Ma la cosa mi ha comunque colpito, e ho deciso di riascoltare i dischi-cardine del genere e di tuffarmi nelle 684 pagine di Il sogno inglese. Quando i Sex Pistols e il punk rock diedero alle fiamme il Regno Unito, libro di Jon Savage edito in Italia da Arcana, che racconta approfonditamente la genesi del fenomeno.

Che ultimamente non è nemmeno un fenomeno musicale, ma più intimamente legato ad altri due mondi di riferimento: moda/design e politica. La musica, come afferma Malcolm Mc Laren, titolare di una boutique feticista e inventore nonché manager dei Sex Pistols, era una sorta di optional, un accessorio studiato e creato per far vendere più pantaloni.

Mi ha fortemente impressionato che il movimento punk, da tutti oggi additato come anti-commerciale ed anti-sistema, sia in realtà nato da un preciso intento commerciale e dal progetto di usare dei ragazzotti, forse sinceramente fuori di testa, per fare un gran baccano e creare attenzione dei media e grandi aspettative per la mossa-scandalo successiva.

E’ un metodo ormai comune ai meccanismi della comunicazione e pubblicità: peccato che quella volta ci andarono di mezzo le vite di alcune persone. D’altronde, business is business.

Sarebbe bello parlarne un po’ più a fondo, chissà, vedremo… intanto www.waltermuto.it : iscrivetevi al Forum e cominceremo da lì. Alla prossima