IL JAZZ

Questo articolo è parte di una serie di supersintetiche schede su alcuni generi musicali. Le schede sono:

Il blues: l’orgine di tutto
Il Country e il Western
IL RHYTHM AND BLUES
I Beatles
La canzone: 2 esempi
Il Jazz
Hard Rock ed Heavy Metal
Heavy Metal

Queste schede erano nate per il bollettino mensile di una parrocchia, qualche anno fa, ma mi sembrano ancora valide.

———————————-

Credo che per la musica non-classica non ci sia un genere importante ed al tempo stesso così poco ascoltato come il jazz. Spesso grandi e piccini lo liquidano come ‘troppo difficile’, ancora più spesso senza nemmeno tentare di ascoltare. Tutti parlano di ‘stile jazzato’ senza nemmeno sapere cosa stanno dicendo. E’ vero che, soprattutto oggi, è una musica che richiede un po’ d’attenzione, ma pensate che negli anni ’30 e ’40, cioè prima della Seconda Guerra Mondiale (e del rock’n’roll), il jazz era praticamente LA MUSICA DA BALLO per eccellenza. Le grandi orchestre dell’era dello swing… ehi un attimo, ma che cos’è lo swing? Stop, fermiamoci un attimo e facciamo un po’ di ordine, per quanto possibile. Innanzitutto vi dico che quest’estate, in allegato al mensile musicale JAM è uscito in edicola un libro bellissimo, A QUALCUNO PIACE CALDO, scritto da Omero Barletta (grande fotografo e studioso di jazz) ed edito da Fornasiero Editore di Roma. E’ un libro agile, ricco di racconti personali e che non vuole dire i soliti luoghi comuni, ma dare in tratti essenziali un’idea certo vaga, ma appassionante. Da questo libro riporto i corsivi che compariranno nell’articolo. Allora lo swing: lo swing è un concetto astratto solo per chi non lo possiede. Si tratta di un fenomeno indotto, nel senso che non esiste buon jazz senza swing, ma nessuno potrà incegnarti a sentirlo, se già tu non lo ritrovi dentro te stesso. La paroletta swing in inglese significa oscillazione, ma indica solo la parte più visibile del fenomeno. Lo swing è emozione allo stato puro.
Allora, occorre per forza un esempio concreto fruibile da ciascuno di voi. Dovete andare a rivedere il Cartone Animato della Disney che si intitola IL LIBRO DELLA GIUNGLA. Spero che almeno qualcuno di voi si ricordi la scena in cui le scimmie, dopo aver rapito Mowgli, lo portano nel loro villaggio e l’orso Baloo e la pantera Bagera vanno a riprenderlo. Re Luigi, l’orango capo, è seduto sul suo trono di pietra ed inizia la canzone, l’orso e la pantera sono nascosti per non farsi scoprire. Ad un certo punto cosa accade? Che Baloo attratto dalla musica non resiste ed esce allo scoperto per ballare con le scimmie ed alla fine si fa scoprire. Ecco: c’è un momento in cui Baloo capisce che non resiste più e ballonzola tutto seguendo il ritmo: QUELLO E’ LO SWING! La musica che l’orchestra suona in quella bellissima scena è jazz, del tipo che viene denominato DIXIELAND. E quali sono le caratteristiche principali? Un ritmo continuo e saltellante, alcuni strumenti (in particolare contrabbasso e batteria, ma anche il pianoforte) che fanno da base agli strumenti principi del genere, gli strumenti a fiato: sassofono, tromba (o cornetta), trombone, clarinetto. Per farvi un’idea più approfondita di questo genere, potete ascoltare qualunque disco di Louis Armstrong, o Bix Beiderbecke, o Benny Goodman.
E dove e quando nasce tutto ciò? A New Orleans verso la fine dell’800. Ma cosa accadde? Meglio di come lo potrei raccontare io, ce lo racconta Omero Barletta nel suo libro: lo stile degli ottoni (gli strumenti a fiato in ottone, n.d.r.)nelle bande musicali che venivano impiegate nelle parate era quello militare, ma l’ambiente e la mescolanza razziale operarono dei cambiamenti. (…) A poco a poco il musicista inserì nel proprio fraseggio musicale le proprie emozioni, compresi i gemiti e le grida (…)facendo delle note che sgorgavano dallo strumento un prolungamento naturale della propria voce. In questo modo si mescolava il sound spirituale della chiesa a quello laico della strada (il blues)…e si compiva il primo passo verso una piccola/grande rivoluzione musicale.
Insieme a questo fattore ne aggiungo un altro io, di fondamentale importanza: il grande spazio lasciato in questa musica all’improvvisazione, che non è, si badi bene, suonare tutti insieme delle note a caso, ma è aver ben precisa in mente la struttura armonica del pezzo che sto suonando, conoscerla così bene da poter inventare nel momento in cui sto suonando delle melodie assolutamente nuove.
Non si può dire molto di più, cominciate a riguardarvi Il libro della giungla, ed anche gli Aristogatti, e se i vostri papà hanno qualche disco di Dexter Gordon o di Gerry Mulligan, non buttateli via senza averli ascoltati. Alla prossima.