L’Italia provvisoria

Era il 1947, l’Italia era appena uscita da una sanguinosa guerra. Era già iniziato il dopoguerra, con altri strascichi di odio e violenza fratricidi, e pertanto non era ancora la pace.

Questo è il tema del fulminante inizio dell’introduzione – anzi, CHIARIMENTO – al volume ITALIA PROVVISORIA, singolare opera editoriale che l’estro ed il genio di Giovannino Guareschi inventarono, mettendo insieme in un singolare collage ritagli di giornale, fotografie, racconti d’intonazione umoristica o satirica e racconti d’intonazione polemica o sentimentale.

Siamo in un periodo simile, anzi forse più complicato. Perché in questo momento la guerra non è ancora finita, ed anche perché i nemici sono tanti: il virus, certo, ma anche il sospetto, l’indifferenza, la pigrizia, la chiusura, la depressione di cui tutti possiamo essere preda dopo un periodo così incerto e difficile.

Ho deciso di usare il mio blog per pubblicare – a intervalli non regolari – alcuni degli scritti contenuti nel volume. Tema principale: sconfiggere la retorica con la potente e salutare arma dell’umorismo. Ma anche riflettere, talvolta commuoversi, sempre fare i conti con la propria ragione, e Dio sa quanto ne abbiamo bisogno ora e ne avremo bisogno nei prossimi tempi. Insomma, credo che questi scritti di più di settanta anni fa possano ammaestrare il nostro oggi, il nostro ora.

Il che è bello ed istruttivo.

Foto segnaletica del Lager di Sandbostel

CHIARIMENTO

Dopo la guerra non viene subito la pace, ma tra la guerra e la pace stanno il “dopoguerra” e “l’antepace. Tra la guerra e la pace accadono dei fatti, parte dei quali negativi, in quanto appartengono ancora alla guerra, e parte positivi in quanto appartengono già alla pace.

Quando i fatti negativi superano i positivi, questo è il dopoguerra. Quando i positivi superano i negativi, questo e l’antepace.

Abbiamo superato il punto morto: il dopoguerra è finito, e possiamo voltarci indietro.

Chi sa leggere si avvedrà facilmente che questo album, per quanto raccolga più che altro testimonianze di vicende tristi o strampalate, è, in fondo, un libro confortante perché, pur se taluni fatti dolorosi ivi ricordati sono di oggi, si sente che essi sono già nel passato: che appartengono a una mentalità superata, a un mondo morto.

Questi brandelli di carta ripescati in mezzo alla paccottiglia deteriore del dopoguerra parlano tutti di cose lontane, ormai, anche se accadute due giorni fa. E vuol dire che, se i nostri corpi e le nostre vicende materiali si trovano ancora nel dopoguerra, il nostro spirito ha già saltato il fosso ed è già nell’antepace.

Questo volumetto non ha pretese di nessun genere: vuol essere semplicemente un promemoria. Sfogliando queste pagine sarà agevole ritrovare il clima e il disagio del dopoguerra. E ciò può essere molto utile, come termine di riferimento e come monito.

Canzonette, nuovi inni, nuove teorie, poesie, annunci economici, cartelli di propaganda, ritagli di giornale costituiscono la parte illustrativa del volumetto; quella parte cioè che documenta il travaglio spirituale espresso nei racconti e nelle favolette. Cartaccia, spazzatura, si dirà: ma è proprio nella pattumiera che, a saper leggere nelle cose, si trova scritta la storia segreta di una famiglia.

E con questi brandelli di carta stampata ho cercato di comporre – come lavorando con i tasselletti del mosaico – il volto un po’ bieco e un po’ cretino di quella “Italia Provvisoria” che molti ingenui han creduto potesse essere l’Italia dell’avvenire.

Oggi si incomincia a ridere di questa Italia provvisoria. Domani ce ne vergogneremo, e allora avremo ritrovato la nostra dignità di uomini civili e sarà la pace.

Milano, novembre 1947

                                                                                                                                  L’AUTORE  

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