Il Coronavirus, l’isolamento e la musica: due tentativi

Collaboro da qualche tempo con Diesse Lombardia, didattica e innovazione scolastica, per cui scrivo un contributo mensile sulla musica. Questo mese – al posto di una scheda sugli anni ’80, che andrà il mese prossimo – mi hanno chiesto di raccontare cosa sto facendo in questi tempi strani. Ripropongo l’articolo anche qui. Stranamente non ho avuto tempo di ascoltare chissà quanta musica e giudicarla… quindi stavolta racconto.

Non mi era mai capitato di non sapere cosa potrà succedere in futuro. È vero, ci sono cenni di speranza, una malattia non potrà durare per sempre, si troverà un modo – non necessariamente lo stesso – di far ripartire tutto. Eppure questa situazione di isolamento forzato, potremmo dire anche di solitudine in una convivenza forzata con i propri familiari, mentre fuori il dolore e la morte imperversano – questa stranissima situazione, dicevo, può far reagire in molti modi diversi. Sicuramente spinge tutti – a meno che non si viva nella dimenticanza totale, o peggio ancora voluta – a fare i conti con la parte più profonda di sé, quella che desidera il bene, il bello, il giusto e odia il male, il brutto, ciò che finisce.

I lettori mi scusino per questo lungo pensiero, sicuramente non nuovo, ma presente in tutte queste ormai più di trenta giornate passate in un contesto quanto meno anomalo, in cui tutti abbiamo dovuto scoprire nuovi modi di comunicare, nuovi tempi, per rendere utile un lungo momento che non può essere solo attesa inerme, ma deve anche essere attività. Attività in cattività, potremmo dire con un gioco di parole che mi è venuto mentre scrivo, giudicate voi se felice o infelice.

Ma veniamo al sodo: come ho risposto io a questa drammatica e stringente provocazione della realtà? Sono andato dietro a due modalità che mi si sono presentate. Due modalità non nuove, certamente non originali, ma che mi stanno aiutando a conservare il seme, nella terra ora fredda, e con la speranza certa che fiorirà. Perdonatemi la parentesi, ma vi propongo un brano che mi è saltato alla memoria, appartenente ad un autore che amo moltissimo e di cui mi sono occupato qualche anno fa in uno spettacolo e nel libro Guareschi; l’umorismo e la speranza edito da Marietti nel 2012. Mi pare spieghi meglio di me quello che intendo.

Don Camillo spalancò le braccia [rivolto al crocifisso]: “Signore, cos’è questo vento di pazzia? Non è forse che il cerchio sta per chiudersi e il mondo corre verso la sua rapida autodistruzione?”.
“Don Camillo, perché tanto pessimismo? Al­lora il mio sacrificio sarebbe stato inutile? La mia missione fra gli uomini sarebbe dunque fallita perché la malvagità degli uomini è più forte della bontà di Dio?”.
“No, Signore. Io intendevo soltanto dire che oggi la gente crede soltanto in ciò che vede e tocca. Ma esistono cose essenziali che non si vedono e non si toccano: amore, bontà, pietà, onestà, pu­dore, speranza. E fede. Cose senza le quali non si può vivere. Questa è l’autodistruzione di cui par­lavo. L’uomo, mi pare, sta distruggendo tutto il suo patrimonio spirituale. L’unica vera ricchezza che in migliaia di secoli aveva accumulato. Un giorno non lontano si troverà come il bruto delle caverne. Le caverne saranno alti grattacieli pieni di macchine meravigliose, ma lo spirito dell’uomo sarà quello del bruto delle caverne […] Signore, se è questo ciò che accadrà, cosa possiamo fare noi?”.
Il Cristo sorrise: “Ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi: bisogna salvare il seme. Quando il fiume sarà rientrato nel suo alveo, la terra riemergerà e il sole l’asciugherà. Se il contadino avrà salvato il seme, potrà gettarlo sulla terra resa ancor più fertile dal limo del fiume, e il seme fruttificherà, e le spighe turgide e dorate daranno agli uomini pane, vita e speranza. Bisogna salvare il seme: la fede. Don Camillo, bisogna aiutare chi possiede ancora la fede e mantenerla in­tatta.

da Giovannino Guareschi, Don Camillo e don Chichì

La prima idea quindi è stata quella – io di mestiere faccio il musicista – di fare delle dirette da casa mia, via Instagram e Facebook, per fare compagnia alla gente costretta a rimanere in casa. Annunciate sui vari social, naturalmente senza la potenza e la capillarità dei grandi influencer da migliaia o milioni di follower, le mie “dirette mute” vogliono fornire mini-show in diretta, sia per bambini che per grandi, un’ora di musica e canzoni interamente dal vivo.

Quindi si va dalle canzoni dello Zecchino d’Oro ai cantautori italiani, dai Beatles alle canzoni nordamericane ispirate al Country, da Battisti ai Queen e ritorno. Seguitele, se volete; nei giorni in cui avvengono, sono annunciate sui miei social intorno a mezzogiorno.

Ma c’è una seconda forma in cui si è concretizzata la voglia di non stare fermi ed essere utili ad altri. Con un gruppetto di amici, musicisti e non, da circa tre anni andiamo dentro la Casa circondariale di San Vittore con il progetto Musicainsieme. Sostanzialmente facciamo un lavoro musicale con dei gruppi di detenuti, proponendo cose belle, facendo con loro un elementare lavoro musicale che passa attraverso piccoli canoni, canzoni imparate insieme, semplici esercizi ritmici. Quello che si riesce a fare vedendosi una volta alla settimana, per un paio d’ore, con un gruppo di “ospiti” in continua rotazione, visto che la permanenza media a san Vittore – per la natura di casa circondariale e non di carcere di residenza – è intorno ai 4-6 mesi.

Non potendo più andare lì, ci siamo chiesti come avremmo potuto essere utili ai nostri amici rimasti ancora più in isolamento di prima. Poi anche le vicende in carcere hanno preso una piega drammatica, fra rivolte e sommosse, e non è stato più possibile pensare neanche a dei contributi (audio, video) che potessero giungere ai detenuti come segno della nostra vicinanza.

Allora abbiamo pensato a come sviluppare una attività simile a quella che svolgiamo in carcere, naturalmente gestita a distanza, e che producesse dei contributi di varia natura, fruibili a tutti, per poter gustare episodi di bellezza anche ora che di bellezza, nella vita ordinaria, ce n’è proprio poca.

È nato così suonatelecampane, un sito che raccoglie video, canzoni registrate in casa ( qui sotto la prima canzone pubblicata, di Bob Dylan, molto attinente al tema), ma non solo.

Raccogliendo l’invito dell’Arcivescovo di Milano, Mario Delpini, a suonare le campane delle chiese per far sentire la vicinanza della Chiesa alle famiglie, abbiamo voluto tentare di portare bellezza nelle case con i nostri contributi, che comprendono canzoni, magari multitraccia e registrate a distanza, con i musicisti/cantanti che registrano uno alla volta in successione (vedi qui Luntane, cchiù luntane), oppure che vedono protagonista una intera famiglia che canta e suona (Jesus Promised – La famiglia Lia), o anche la presentazione di un dipinto riguardante l’Annunciazione nel giorno della festività (Lorenzo Lotto raccontato da Grazia Massone) o la lettera di un medico in prima linea in questi giorni (Lettera del dottor Amedeo Capetti letta da Giorgio Bonino). Ogni giorno, fino a quando si vedrà, ci sono due uscite, una alle 14 e una alle 21,30, ma il piano è in continua evoluzione e potrebbe mutare ancora! Se volete, seguite l’evolversi delle pubblicazioni e delle vicende sul sito e su youTube, Instagram e Facebook.

Una delle ultime uscite, IL CUOCO E IL PESCATORE
di Carlo Pastori e Walter Muto

Insomma, tento, tentiamo di far brillare bagliori di bellezza, da guardare per andare avanti e farsi compagnia, cercando di cogliere nell’oggi il tempo migliore e non solo augurandoselo per il futuro.

(Articolo originale http://www.diesselombardia.it/index.php/proposti-per-voi/musica)

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