“L’unica gioia al mondo è cominciare.” Quindi, un giovedì…

“È bello vivere perché vivere è cominciare, sempre ad ogni istante”, continua la celebre frase di Cesare Pavese riportata nel titolo. Solo che quando per un certo periodo un’autovettura resta in garage – o peggio ancora, in strada – senza essere messa in moto, riavviarla comporta una certa difficoltà. Non so se è la metafora più riuscita, ma mi trovo ad avviare un motore sostanzialmente nuovo – non per costrizione, ma per scelta – e devo confessare che non è facile. Di che si tratta? Niente di rivoluzionario: mi sembra il momento di affidare pensieri, giudizi, osservazioni ad uno spazio un po’ meno volatile di un post o un commento sui social.

Non che abbia mai smesso di scrivere, tutt’altro! Eppure voglio tentare di allestire una scatola nuova, dove lo spazio non sia un problema e dove ci si possa scambiare pareri ed esperienze in maniera un po’ più continuativa. Ecco perché l’inizio di questo blog.

Mi sembrava un po’ troppo scontato far cominciare una nuova cosa il primo giorno della settimana, e allora facciamolo di giovedì!

Chiariamo brevemente alcune cose in questa specie di squinternato editoriale.

Da tanti anni mi occupo di musica. La faccio, ne ascolto, ne parlo qua e là. Credo con una certa cognizione di causa. Provo dunque ad organizzarmi un luogo che sia al tempo stesso scatola dei ricordi, serbatoio di scoperte, tentativo di analisi e giudizio. E quindi bando alle ciance! e via a brani dal passato, dal presente, piccole pillole di guida all’ascolto, commenti su fatti musicali e album, e chi più ne ha più ne metta. Il tempo e il lavoro diranno se tutto questo si strutturerà in rubriche o resterà random, come in genere tutto avviene anche nella mia vita, non solo su internet. Oppure se la barca resterà ancorata in porto senza partire mai.

Molte volte ho studiato
la lapide che mi hanno scolpito:
una barca con vele ammainate, in un porto.
In realtà non è questa la mia destinazione
ma la mia vita.
Perché l’amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno;
il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura;
l’ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti.
Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele
e prendere i venti del destino,
dovunque spingano la barca.
Dare un senso alla vita può condurre a follia,
ma una vita senza senso è la tortura
dell’inquietudine e del vano desiderio.
È una barca che anela al mare eppure lo teme.

“George Gray”

di Edgar Lee Masters, dall’Antologia di Spoon River 

*foto di Gabriele Capelli

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